Disturbi
Disturbi Alimentari
Le persone che soffrono di disturbi alimentari difficilmente riescono a nasconderlo. I segni sono visibili sul corpo, si tratti di uno scheletro che cammina oppure una montagna di grasso. Si tratta di quelle persone che soffrono di anoressia nel primo caso, bulimia nel secondo.
Ma, oggigiorno, c’è una terza forma emergente di disordine alimentare definita “sindrome da vomito“: persone che mangiano fino ad abbuffarsi e poi vomitano sistematicamente: in questo caso, è più difficile rilevare i segni del disturbo. Sono generalmente ragazze molto seduttive, giovani che vomitano tutto ciò che le farebbe ingrassare oltre il loro peso-forma. La ripetizione sistematica del ciclo mangiare-vomitare diventa però un rituale basato sul piacere, da cui è difficile liberarsi.
Le chiavi di lettura, le spiegazioni psicopatologiche di questi quadri severi possono essere molteplici. Negli ultimi dieci anni sono spuntate teorie che incolpano disfunzioni biologiche, dinamiche familiari patogene, condizionamento dell’ideale estetico femminile da parte della moda.
Il nostro punto di vista rifiuta qualunque teoria a priori che sia omniesplicativa: questo ci potrebbe far leggere il disturbo con una lente deformante. Ciò che ci permette di conoscere il problema è la strategia che lo risolve, messa a punto attraverso l’osservazione sistematica di come esso funziona. Sulla base di queste considerazioni, non ritroverete una classificazione tradizionale psichiatrica che distingue due sole grandi aree – anoressia e bulimia nervosa – ma una descrizione dei disordini alimentari su tre livelli che prevede diverse varianti per ciascuno.
Bulimia
E’ il disturbo alimentare più frequente, caratterizzato dall’irrefrenabile compulsione a mangiare, non tanto per fame, quanto per il piacere di ingozzarsi, suddivisa in tre aree:
- Bulimia boteriana: persone talmente grasse da assomigliare ai quadri di Botero; sono ben adattate al loro “problema”, giungono in terapia solo se costrette da problemi di salute conseguenti.
- Bulimia effetto carciofo: il grasso in cui affondano le loro forme, rendendole esteticamente sgradevoli, le protegge dalle relazioni affettivamente coinvolgenti, che di certo avrebbero se si tenessero “in forma”. La loro attenzione invece è spostata sulla bilancia e dalle innumerevoli diete intraprese.
- Bulimia yo-yo: si alternano periodi di dieta ferrea a periodi di alimentazione sfrenata, nei quali riprendono tutti i chili che avevano faticosamente perso in precedenza. Il loro umore è sintonizzato su queste variazioni: estrema euforia e caduta depressiva a seconda della propria immagine estetica.
Anoressia
E’ il disturbo alimentare più noto perché il più pericoloso, essendo a rischio di morte.
L’anoressia insorge attraverso un processo graduale di astinenza alimentare, che conduce al rifiuto del cibo. Un inizio tipo: “…ad un certo punto della mia vita, ho incominciato ad avere l’ossessione del grasso…ogni cosa che mangiavo, per me era come depositare grasso sulle cosce, sui fianchi, oltre che sulla pancia…volevo essere bella, desiderata perché magra, snella…“.
Gradualmente, nonostante la magrezza si scontri proprio con i canoni estetici da cui era stata ispirata, “…ho incominciato a rifiutare il cibo…“, mantenendo come unico obiettivo quello di continuare a dimagrire. In questa fase, l’anoressica non riesce più a controllare adeguatamente le proprie percezioni, a dispetto del parere altrui.
A questo punto, come una macchia d’olio, l’astinenza non si limita al cibo, ma investe ogni tipo di sensazione piacevole, in primis le relazioni sociali. Ecco che l’anoressia, come un’armatura medievale, protegge dai pericoli che spaventano, ma anestetizza anche dalle sensazioni piacevoli. A questo punto, per dirla con le parole di Laborit, “un copione percettivo-reattivo autoimposto, che si ripeta per qualche mese, diventa automatizzato e spontaneo”.
Vomiting
E’ una nuova forma di disturbo alimentare, che si distingue dalle altre perché è una vera e propria compulsione basata su un estremo piacere.
Ciò che la distingue dalle altre è che la sindrome da vomito si viene a costituire per una sorta di perversione, basata sul piacere del mangiare fino ad abbuffarsi per poi vomitare.
Il vomito dapprima (come anche inteso dalla classificazione DSM “condotta di eliminazione”) può essere una semplice soluzione per mangiare i cibi più sfiziosi senza ingrassare. Nella ripetizione dell’intera sequenza Fantasia Anticipatoria Sul Cibo – Mangiare – Abbuffarsi – Vomitare si scopre poi un piacere che non ha più nulla a che fare con l’esigenza di fondo da cui era originato, cioè l’essere magri.
L’esigenza di continuare a mangiare a volontà senza ingrassare, comune alle anoressiche e alle bulimiche, si evolve in qualcosa di più: una vera e propria compulsione a ripetere la sequenza “mangiare e vomitare”, difficile da cambiare perché basata su un piacere profondo e pervasivo, che toglie progressivamente spazio a tutto il resto.