Disturbi
Depressione
“Mi sento un po’ giù, un po’ depresso…non ho più voglia di fare nulla, al mattino non mi alzerei mai dal letto, capisce?!… non ho uno scopo, qualcosa per cui valga la pena vivere…“
Sono espressioni che ciascuno di noi, in qualche momento della nostra vita, ha detto a chi gli stava accanto, ad uno psicologo, al proprio medico. Le risposte sono generalmente tra le più paradossali: “cerca di tirarti su“, “fatti forza e smetti di lamentarti“, “non tutto il male viene per nuocere“, oppure una lunga disquisizione sui lati belli della vita, soprattutto sui punti di forza e sui successi della vita di chi si sente depresso. Può funzionare se si tratta di un momento di sconforto, quando anche la semplice pacca sulla spalla di un amico serve.
Quando però una persona è depressa, queste rassicurazioni servono a ben poco, se non a farlo sprofondare ancora di più nella propria sensazione di inadeguatezza, incapacità e stanchezza. Di certo non cambiano il punto di vista che il depresso ha sulle cose. Lo fanno sentire compatito e quindi “malato“. Il circolo vizioso tra tentativi di rassicurazione di amici e familiari e tendenza al vittimismo e lamentazione del depresso contribuiscono non certo a far migliorare la situazione, quanto a farla persistere e peggiorare nel tempo.
Il problema, per dirla con Epitteto, non sono le cose in sé, quanto l’opinione che abbiamo delle cose, cioè la percezione e reazione di fronte agli eventi della vita.
Nella maggioranza dei casi osservati, la depressione non è determinata dal cattivo funzionamento di un neurotrasmettitore oppure da una lacuna nella personalità, ma è una depressione reattiva: depresso è chi si è arreso di fronte a una difficoltà, a un lutto, a una separazione, ad una malattia organica diagnosticata, financo ad un licenziamento o ad un furto subito, oppure ad un altro problema psicologico non risolto.