“La paura è la cosa di cui ho più paura” Michel De Montaigne
La società attuale ci chiede con sempre maggiore pressione di essere performanti, efficienti, di non sbagliare e, inevitabilmente, questo ci trasmette tensione.
Le persone “ossessive”, cioè quelle che hanno una base che tende al controllo, sono intelligenti, efficienti, rigorose e affidabili. Conosciamo tutti, però, il proverbio “il troppo stroppia”: la nostra ossessività può renderci troppo inquadrati, troppo regolari e quindi troppo rigidi. La risorsa può trasformarsi in limite, contribuendo a costruisce il cosiddetto circolo vizioso della “paura della paura” o, meglio, l’ossessione della paura o, ancora, il controllo che fa perdere il controllo.
Uno degli esempi in ambito clinico più indicativi di “eccesso di tentato controllo che fa perdere il controllo” è chi soffre della paura delle malattie: l’ipocondria. La caratteristica interessante di questa situazione è il continuo controllare il proprio organismo alla ricerca di indicatori di una malattia in corso, che finisce col produrre sensazioni spaventose di cui essere terrorizzati.
La persona, concentrando la propria attenzione sui parametri fisiologi dell’ansia, (battito cardiaco, frequenza respiratoria, equilibrio, lucidità mentale…) ne altera la spontaneità e, accorgendosene, si spaventa e innesca un circolo vizioso mente-corpo.
Mettete in atto questo esperimento: guidate la vostra auto concentrandovi sulle singole azioni (schiacciare la frizione, alzare il piede dall’acceleratore, innestare le marce, ecc.) e ben presto vi accorgerete di aver perso il controllo della guida! Si tratta infatti di una attività che, per funzionare, deve essere agita in modo spontaneo, non governata con ossessiva consapevolezza atto per atto.
La “nevrosi della normalità”, se non gestita, può essere un freno che ci blocca; al contrario, se orientata positivamente, può diventare un motore che ci spinge in avanti. Le persone che soffrono della “Paura della paura” sono generalmente brillanti nel lavoro, in gamba nella vita in generale e hanno ottime capacità relazionali. Quello che li accomuna è che potrebbero condurre una vita felice, salvo che la loro Ossessione diventa un’ombra che li assilla e li svuota di energia.
Quando si ha a che fare con loro la percezione è di aver di fronte delle potenti auto sportive, ma con una sorta di limitatore che impedisce di sfruttarne a fondo il potenziale. Dalla prospettiva di chi lavora in ambito clinico con questi casi si avverte la netta sensazione che trascorrano a tratti la loro vita in una sorta di “apnea”, che “non respirino a pieni polmoni”.
Vorrei illustrare alcuni casi che ho seguito cercando di ordinarli per aree:
1. La “Paura del Panico”
La paura del panico è una delle Ossessioni più comuni. Consiste semplicemente nella paura di avere una “crisi di ansia o panico”, da distinguersi dalla “sindrome del panico” propria di chi soffre di veri e propri attacchi di ansia rilevanti.
La persona è costantemente ossessionata dall’idea di avere un malore e come ci è noto la profezia si autoavvera: si cade nel famoso paradosso del “sii spontaneo” che consiste nel prescriverci di agire dei comportamenti che dovrebbero avvenire “spontaneamente” con l’effetto di inibirli nella loro espressione naturale.
Come nel paradosso del millepiedi: quando questo animaletto muove tutte le sue zampe sincronicamente e automaticamente senza chiedersi il “perché”, cammina senza mai accavallarle, ma se incomincia a concentrarsi su se stesso e sul movimento delle singole appendici, ecco che da quel momento si blocca e non riparte più.
Le persone affette dalla paura del panico cercano di evitare tutte quelle “situazioni” dove si prevede possano succedere le crisi e tentano di razionalizzare quello che gli succede. Si tratta di comportamenti apparentemente ragionevoli, ma raramente coronati da successo: razionalizzare, infatti, genera spesso effetti paradossali, mentre l’evitamento finisce per aumentare la paura.
2. La “paura di perdere il controllo di “alcune funzioni del nostro organismo”.
Un’altra forma molto frequente di ossessione fobica è rappresentata dalla paura di perdere il controllo di alcune funzioni del nostro organismo.
Queste persone sono delle “marionette rotte con gli occhi rivolti all’indentro”, volti a vigilare ossessivamente sulle proprie funzioni naturali fino ad alterarle, generando l’effetto paradosso del tentare di controllare razionalmente ciò che funzionerebbe bene spontaneamente. Solitamente le “tentate soluzioni” sono l’evitamento di quelle situazioni sociali che più spaventano, come cene, aperitivi e situazioni sociali in cui si deve entrare in contatto con altri individui.
In tutte le paure da perdita di controllo l’effetto finale è che la persona tende a somatizzare esattamente ciò che teme. Il controllo o, meglio, la trappola dell’eccesso di controllo, fa effettivamente perdere il controllo.
- Chi ha paura di “arrossire”, finirà invariabilmente per farlo.
- Chi ha paura di sudare copiosamente in pubblico, lo farà.
- Chi ha paura di essere colpito da un attacco di dissenteria finirà per provocarlo e perdere il controllo del proprio intestino.
- Chi ha paura di parlare in pubblico finirà con il bloccarsi mentre parla, perdendo il filo del discorso.
3. Le paure “di non avere vie di fuga”
La paura di non avere vie di fuga è la paura di non avere il controllo, il bisogno di poter dire in qualunque momento “fermate il mondo voglio scendere”.
Un caso esemplificativo è quello di chi deve viaggiare in autostrada e che, ossessionato dalla paura di “star male”, esce anticipatamente e piuttosto percorre la strada normale impiegando un tempo di gran lunga superiore a quanto sarebbe stato necessario.
Altre persone hanno bisogno di sedersi all’ultimo posto esterno a teatro o al cinema, per essere certi di poter uscire, qualora desiderassero farlo. Da qui una grande sofferenza quando, al contrario, si trovano costrette ad utilizzare mezzi pubblici, tram, metro, funivie o seggiovie, ovvero a vivere situazioni dalle quali non è possibile uscire o fermarsi a proprio “piacimento”.
4. La paura di svenire
Si tratta di un’ossessione piuttosto frequente. Chi ne soffre teme di perdere i sensi da un momento all’altro, di crollare di colpo per terra e, di norma, di essere così esposto al giudizio negativo degli altri. Tra le tentate soluzioni tipiche ci sono i tentativi di “autorilassamento”, il tentativo di controllare e rallentare il respiro, di distrarsi o di farsi rassicurare da qualcuno. Sappiamo bene, però, che, per quanto tentiamo di distrarre la mente dalla nostra mente, finiamo col pensarci lo stesso: è il controllo che fa perdere il controllo, la nostra mente non può controllare il proprio funzionamento mentre sta funzionando!
5. La paura di perdere il controllo di se stessi e impazzire
Il problema si manifesta con il pensiero “intrusivo” di perdere il controllo di se stessi e potersi suicidare, buttandosi giù da un balcone o sotto il treno, schiantandosi con la propria auto o ferendosi con un coltello. Il terrore di perdere il controllo, per converso, si riferisce anche al fare gesti inconsulti nei confronti degli altri come ad es. buttare giù dal balcone la propria fidanzata o mettere le mani al collo al proprio nipotino fino a strangolarlo oppure allo spingere improvvisamente qualcuno in mezzo alla strada.
6. La paura di “bruciarsi” ancora
Potremmo definirlo come una sorta di effetto bruciatura: dopo un periodo di “disagio” dovuto ai motivi più diversi può accadere che la persona sia ossessionata dalla paura di ricadere, di “star male di nuovo”, ad esempio dopo che si è sofferto di un qualche disturbo psicologico, dopo aver superato una malattia organica o, ancora, dopo aver patito per un amore finito o per aver perso il lavoro.
7. Le paure del “Giudice Inflessibile” che siamo Noi.
7.1 La paura del giudizio e il bisogno continuo di conferme
Di solito affligge persone intelligenti, molto affidabili, attente e nelle relazioni sentimentali premurose e serie, che però vivono nel bisogno continuo di riscontri positivi, attenzioni e rassicurazioni. Ad esempio una ragazza bella e in gamba con il proprio compagno può risultare insicura e “controller” e può dedicare molta attenzione ai commenti degli amici di lui, nel tentativo di cogliere tracce di qualcosa di riferito o sentire l’irrefrenabile bisogno di controllare il suo cellulare, tutte azioni accomunate dall’ansia di essere giudicata e di avere conferme…
7.2 La paura di non avere “tutto sotto controllo”
Della serie se non ci sono io, il mondo finisce! Un giovane e brillante manager era completamente ossessionato dal suo lavoro, lavorava dopo cena, sacrificava ogni svago: il senso di iper-responsabilità nei confronti dei giovani collaboratori e dell’Azienda ne condizionavano ogni azione deformandone la capacità di giudizio, al punto di sentirsi in dovere di partecipare ad ogni singola trattativa e di sentirsi in colpa per ogni singola battuta d’arresto commerciale. La sua ossessione del controllo era a livelli così elevati che nella prima seduta mi confidò di sentirsi tremendamente in colpa di essere lì nel mio studio, perché aveva dovuto abbandonare per un’ora il proprio lavoro!
8. La Paura della paura della propria Ombra.
È un’ossessione, o meglio, una superossessione: il dubbio di non essere all’altezza di, in grado di, insomma di sentirsi inferiori rispetto a una determinata situazione o nei confronti delle altre persone. Chi soffre di questa “paura della paura” vive un vero e proprio disagio, perché ha una bassa stima di sé. E così, chi soffre di questo disturbo, qualora venga lasciato dal proprio partner, oltre a star male per l’abbandono tende a colpevolizzarsi riguardo la fine della relazione, come se la colpa dipendesse da lui/lei, da errori commessi o dai propri limiti. In altri casi le persone non si sentono all’altezza del proprio rendimento lavorativo perché temono di non corrispondere alle aspettative dell’incarico e alla fiducia riposta in loro. In ambito lavorativo, chi soffre di questa insicurezza tende a scegliere un compito con cui non ci sono interazioni con gli altri per evitare il confronto.
In generale questi individui, a causa della loro profonda disistima, provano sensi di colpa e frustrazione, credono di essere inadeguati e di non valere abbastanza. Molti di loro vivono un continuo e dolorosamente perdente confronto con gli amici, si vivono come “inferiori” per i più svariati motivi, come avessero una marcia in meno e si sentono costantemente su un gradino inferiore: è un evidente problema legato alla loro self-efficacy, cioè alla mancanza di fiducia in se stessi.
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