La situazione di “costrizione” della pandemia ci ha “rinchiuso” in quattro mura, faccia a faccia con il nostro partner/coniuge. Questo ha messo a dura prova le nostre relazioni di coppia, che si son trovate a scontrarsi:
- con problemi passati “irrisolti”, che sono emersi e si sono dovuti affrontare in quanto, per l’appunto, non si potevamo più evitare (della serie “ i nodi son venuti al pettine”), oppure
- con problemi che si sono formati in seguito ad una situazione del tutto anomala e assurda come quella che ci è nota e che, con buona probabilità, senza la pandemia non si sarebbero mai presentati.
Una delle richieste più frequenti è stata quella di donne che ci hanno inviato in terapia i propri partner, affinché potessero “ritrovare se stessi”, pena la rottura definitiva del rapporto di coppia, qualora non si fossero messi in discussione.
Tra queste, ad esempio, alcune donne hanno voluto che i loro partner si rivolgessero a me per affrontare un presunto uso eccessivo di alcol, senza che – di fatto – si potessero definire “etilisti” cronici.
Altre donne invece – in seguito a “presunti tradimenti passati” – hanno inviato i loro compagni/mariti a fare un percorso psicologico, per poter riacquistare la fiducia che avevano perso in loro.
Ancora, altri uomini mi sono stati inviati perché “inadeguati a dare certezze” alla propria compagna: per quanto estremamente coinvolti, manifestavano una certa ambivalenza tra dimostrazioni di grande amore da una parte e incapacità di dare sicurezza dall’altra.
Per tutti questi casi non è stato necessario un percorso di “terapia”, ma si è rivelata sufficiente una “consulenza” strategica di 2 o 3 incontri, volti a dare consigli pratici per superare il momento di empasse e migliorare la relazione.
Altre richieste ancora hanno riguardato, complice la costrizione di chiusura, un eccesso di controllo da parte di un coniuge nei confronti dell’altro che, non riuscendo a “sottrarsi”, ha manifestato progressiva insofferenza generando una “escalation simmetrica” di retroazioni, squalifiche e rifiuti fino al “non riuscire più a smettere” di litigare.
In queste situazioni, per risolvere il conflitto, si è utilizzata la strategia dello spostamento del campo di battaglia con la così detta “mezz’ora della rabbia espressa”.
La Pandemia ha avuto un altro importante effetto relazionale sulle coppie (e non solo!): la paura/ossessione del contagio ha isolato le persone, aumentando la dipendenza uno dall’altro.
In certe relazioni, infatti, prima del COVID entrambi i partner godevano di ampia autonomia nei rispettivi spostamenti: con l’avvento della pandemia e della paura del contagio, in queste relazioni uno dei partner (di norma la donna) si è ritrovato ad essere accompagnato ovunque in auto dall’altro, creando una sorta di dipendenza di fatto. E le fasi di “riapertura” che si sono altalenate dopo i vari lockdown, non hanno ricreato automaticamente l’indipendenza nelle relazioni sentimentali.
Sempre in tema di “dipendenza nella coppia”, in questa fase particolare ho avuto modo di constatare un significativo inasprimento del problema della “dipendenza affettiva” nei confronti di partner narcisisti, in quella che possiamo tranquillamente definire una “relazione complementare disfunzionale”, che lega in una spirale vorticosa due persone: il Narcisista Perverso e la sua Vittima.
Questo rapporto patogeno è “la conseguenza di schemi comunicativi disfunzionali che si autoalimentano da false aspettative nel rapporto di coppia e che non necessariamente dipendono dal passato della persona: proprio per questo sembra più funzionale l’applicazione di un “intervento strategico”, che punti prima a riconoscere l’identikit del Narcisista perverso, per poi intervenire sulle “tentate soluzioni” che alimentano la disperazione nella “preda” umiliata. I consigli che diamo a chi soffre di questa particolare malattia d’Amore sono da una parte di interrompere il tentativo di volere cambiare l’altro (che è un immutabile manipolatore) e dall’altro, di smettere di dare un senso logico ad una situazione assurda che non può averlo, essendo in una relazione “inesistente”.
Per dirla con A. Einstein: “non pretendiamo che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. (…). Chi supera la crisi, supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi, inibisce il proprio talento e da più valore ai problemi che alle soluzioni.”
Cover designed by Freepik